
Beh… “frutteto” è una parola grossa per questa piccola area sino a qualche tempo fa completamente ombreggiata da numerosi pini che siamo stati costretti a togliere per motivi di sicurezza. Una sbergia, un pruno, un albicocco e un nespolo, tutto qua. Cui si aggiungono, fatti da talea l’anno scorso, due melograni di circa 50 cm. Il tutto aveva l’aria un poco derelitta. Con la realizzazione di due nuovi vialetti che si incrociano abbiamo movimentato visivamente la zona e creato le premesse per sistemare le piante di macchia mediterranea ottenute da seme: euphorbia dendroides, daucus, salvia microphylla, ferla comune, malvone, sarcopoterium, papavero comune, mirto. Più alcune talee di cineraria, artemisia, elicriso.
L’idea dei vialetti covava già da qualche tempo e ha trovato il suo momento di comcretizzazione quando ho trovato la tecnica per utilizzare della legna di cipresso che altrimenti avrei dovuto eliminare. Ho modificato una vecchia motosega al modo “alaskan mill”, nella sua modalità più rudimentale (numerosi i video su YouTube) in modo da ottenere delle piccole assai spesse 4 centimetri da usare come “passetti” annegati nei ciottoli. Fatica micidiale, più volte ho pensato di lasciar stare e andare a comprare materiali già belli e pronti ma l’idea di far diventare “materia prima” del materiale altrimenti di scarto mi ha consentito di procedere sino alla fine. Con soddisfazione devo dire, anche se il risultato è tutt’altro che perfetto, ovviamente, ma avere utilizzato il legno degli alberi che erano cresciuti in quella stessa area mi dà la sensazione della scelta giusta sia sul piano etico che su quello ambientale.
Una volta terminati i vialetti mi sono reso conto (avrei dovuto farlo prima) che le conche della irrigazione attorno agli alberi da frutto “stonavano” in modo troppo dissonante e quindi ho proceduto alla realizzazione di un impianto di irrigazione con micro-splinker per i soli alberi da frutto.

Infatti l’idea della propagazione delle piante della macchia mediterranea si nutre fortemente di due concetti ambientali: la conservazione delle varietà spontanee della macchia siciliana e il risparmio di acqua. Teoricamente sono specie, queste mediterranee, che non dovrebbero aver bisogno di irrigazione tranne ovviamente al momento dell’impianto o per qualche caso di emergenza. In questi casi ci faremo bastare il classico tubo “a mano”.
Scherzando scherzando, tra fatica e impegni vari, c’è voluto più di un mese per arrivare a questo punto. Ma adesso viene il più bello: la messa a dimora delle nuove piantine!